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Una scala, l’edera e l’immaginazione di 16 donne

Una scala, l’edera e l’immaginazione di 16 donne

 

Coinvolgere la mia community di Instagram è diventato un appuntamento sempre più stimolante e affasciante. Sono sincera quando vi racconto che non sono coinvolgimenti su cui ragiono per ore. Ma anzi sono stimoli che avverto quando decido di pubblicare uno scatto in particolare.

Questa scala è la scala dei miei sogni. Nel mio immaginario c’è sempte stata, non so perché. Forse era lì dalla lettura di un libro ambientato durante l’epoca Vittoriana. L’edera poi, l’adoro. Riesce a rendere tutto più magico e misterioso.

La scala si è manifestata ai miei occhi mentre passeggiavamo nel parlo di Hampstead Heath, a Londra. Stavamo discendendo dal punto panoramico di Parliament Hill e li, sulla destra, vedo lei immersa nell’edera. Un miraggio. Quando ho deciso di postare lo scatto su Instagram ho subito pensato “chissà se le mie amiche subiranno il mio stesso fascino e se questa scala stimolerà la loro fantasia”

Ecco perché ho chiesto a tutte di raccontarmi cosa poteva rappresentare per loro questa scala. Cosa immaginavano ci fosse in cima a quei gradini sconnessi e a quel poggiamani avvolto dall’edera. Ecco cosa mi hanno raccontato. Alcune sono vere storie di fantasia, altre ricordi d’infanzia o semplici emozioni. Sono tutte meravigliose e ricche di amore e passione.

 

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Amo la natura, i boschi e l’edera. Amo le scale. Più che un pensiero, mi fa ricordare un parco nella mia città natale, su in collina.

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A me fa venire in mente il mio matrimonio: ho scelto piccole piantine di edera appena nate come segnaposto e come bomboniera da portare a casa. Ancora oggi gli amici mi mandano le foto di come è cresciuta la loro: la nostra ricopre metà balcone.

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A me fa venire in mente una casa in stile vittoriano, donne in abiti lunghi e con lo strascico, uomini con i baffi e il bastone da passeggio, una festa con musica… Atmosfera d’altri tempi!

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Una pianta meravigliosa e la foto lo è altrettanto. A me fa venire in mente una passeggiata in un bellissimo bosco, fatta in un autunno di qualche tempo fa. L’edera era ovunque e il suo verde scuro contrastava con il magico tappeto di foglie rosse e gialle cadute da altri alberi. Quest’atmosfera fantastica mi ha accompagnato durante il percorso che alla fine mi ha condotto alla spettacolare fonte nuragica di Su Lumarzu, che se non hai mai visitato ti consiglio di farlo

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Io sono più Jane Austin. Vedo perfettamente Anne Elliot girovagare per il bosco in compagnia della sorella mentre il capitano Wentworth si intrattiene con una delle cognate.

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Hai trovato la scala della vita! così ricoperta dalla tenace edera, vorrei farmi piccina picciò e nascondermi sotto le sue foglie sempreverdi, per toccare le sue piccole radici che nascono dal fusto tortuoso, per aspettare i merli che vengono a cibarsi dei suoi neri frutti invernali. E per dormire avvolta nelle sue foglie lucenti sotto il cielo stellato della Sardegna.

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Io lo so dove porta quella scala! Lì sotto c’è il porticciolo nascosto dove l’innamorato, dopo aver attraversato il lago avvolto nella nebbia, arriva con la sua barchetta per andare a sussurrare frasi piene di passione alla sua amante.

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A me fa venire in mente una donna forte, fiera che la attraversa tenendosi con la mano destra alle foglie per andare incontro ad un destino totalmente anticonvenzionale, con la sola certezza di quello che non rivedrà più, ma la sicurezza che saprà cosa fare di quello che troverà.

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Lady Charity tremava d’ansia. Si era allontanata dalla governante all’ora stabilita, proprio quando il sole toccava la cima della torre dell’orologio. L’appuntamento era imminente. Quando si fossero accorti della sua assenza lei sarebbe già stata sulla via del ritorno, resa più veloce dal frullare d’ali dell’amore. Ma Sir Edward sarebbe arrivato, avrebbe fatto quelle scale di corsa, con passo felpato, per arrivare da lei e stringerla forte contro il suo petto?

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A me vengono in mente folletti che saltellano tra le foglie e si nascondono quando passa qualcuno.

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Io in cima a quella scala immagino il mio bimbo, quello “piccolo”, accucciato a terra intento a cercare lombrichi e roly-poly (i suoi insetti preferiti ) nella terra, mentre aspetta che io finisca di fotografare il panorama che si intravede tra i rami degli alberi. Nel frattempo la mia bimba grande raccoglie sassolini tondi per la sua collezione di ricordi e piccoli tesori preziosi trovati a zonzo per paesi, boschi e città.

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Non c’era una scala nel primo libro che ho letto da bambina ma un giardino bellissimo dietro una porticina minuscola. Quel giardino è rimasto nella mia fantasia e l’ho anche sognato spesso durante la mia vita ….per me questa scala fantastica porta al giardino della regina di cuori di Alice nel paese delle meraviglie.

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“Ti ricordi quella scala ammantata da un soffice tappeto di muschio e tende rampicanti d’edera?
Io m’ero scordata ove l’avevo vista la prima volta.
Quello strano paesaggio di bastioni avvinti da rovi, labirinti ricurvi di biancospini, che un po’ s’allargavano e po’ restringevano tanto da farti sentire in trappola.
Poi d’improvviso il cortile di campanule viola, il bagliore del mattino, immobili statue scalfite dal vento ed una lapide, quella grande, sovrastata da un re a cavallo armato di arco e di frecce. Sulla lastra corrosa dal tempo, in rilievo, una croce, una rosa ed una spina.
Continuo a conservare un fervido ricordo della piccola porta di legno verde, il lume sul muro scrostato è la targa in ottone con su scritto “Rua Ha”.
Sono sicura di aver dischiuso quell’uscio, ma ora non mi sovviene, vorrei solo che tu mi riconducessi ancora la… ”

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Al termine di quella scala nascosta tra le foglie, un arco di pietra, vecchio e diroccato, basso quel tanto che ti costringe a piegarti e a guardare solo il terreno ai tuoi piedi.. Ma quando lo varchi lo stupore non può che farti spalancare la bocca…

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Mi fa ricordare le passeggiate con mio padre in mezzo alla natura, se chiudo gli occhi lo vedo, sento un profumo di fiori di primavera, gli uccelli che cantano. Le nuvole in cielo che si rincorrono sembrano panna montata ai miei occhi curiosi di bambina. Mi sembra di sentire le storie che mio padre raccontava. A lui  piaceva l’edera e la piantava ogni anno ma puntualmente si seccava. Ora che lui non c’é più, senza che nessuno l’abbia piantata, é tornata l’edera.

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Io li in cima immagino un bivacco con un fuoco piccolo, qualche trave di legno messa di traverso dove ci si può accomodare mentre ci si racconta le avventure di quando si era piccoli. Forse perché a casa siamo in una fase in cui Valentino chiede sempre di raccontargli una storia, però una storia successa davvero non frutto dell’immaginazione.

 

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