Se ogni tanto passi da queste parti o nel mio profilo su Instagram saprai che per alcuni mesi ho pubblicato con regolarità i propositi della mia community. E’ nato così per gioco, un mese in cui avevo tanti progetti che desideravo realizzare e mi sono resa conto che il fatto di condividerli mi aveva dato la spinta per impegnarmi fino in fondo nella loro realizzazione. Che è un pò come dire che “l’unione fa la forza”.
La partecipazione è stata davvero tanta e anche inaspettata, ma come tutte le cose belle doveva avere un suo finale e così è stato. Sapevo di nutrire il desiderio di proseguire questo coinvolgimento anche se non mi era chiaro in quale modo. Poi un giorno, mentre mi occupavo di un profilo attraverso la consulenza Infuso di Lavanda, è capitato che mi venisse fatta una domanda che ruotava attorno allo storytelling. Ed è stato li che ho pensato ad nuovo progetto che ci coinvolgesse tutte, che fosse da stimolo per raccontare e raccontarsi.
Facciamo un pò di storytelling?
Nei temi scolastici sono sempre stata bravissima, adoravo raccontare. Episodi, sensazioni, attimi. Amavo mettermi a nudo e lo facevo senza filtri, senza temere giudizi o cattivi voti. Per tanto tempo ho celato l’emozione che provavo trovandomi in un bosco o mentre osservavo un tramonto al mare. Per allinearmi al “gruppo” che magari mi considerava “strana”. Ma una volta tolto quell’ostacolo, grazie ad una professoressa meravigliosa, non mi sono più fermata.
Anche se devo dirti che quando ho fatto il mio ingresso su Instagram sono un pò regredita. Tendevo ad osservare troppo gli altri, guardare meno dentro me stessa e ad usare un linguaggio che non mi era consono solo perché pensavo che fosse il migliore. Non mi vergogno a dirlo, so che tante hanno fatto e fanno questo errore. Quando ho iniziato ad essere me stessa ovviamente tutto è cambiato, perché sono riuscita ad instaurare rapporti e dialoghi veritieri e duraturi.

Vi ho fatto questo preambolo perché credo molto nel potere di uno scatto, in quello che può generare nella nostra mente. Ma so anche che deve essere un pensiero immediato, non ragionato. Le emozioni e le sensazioni arrivano entro pochi secondi. Certo poi si evolvono e si completano ma quell’attimo iniziale da il via a tutto. Ecco perché, partendo da uno scatto, vi ho chiesto di raccontare una storia. Un storia breve, quella che vi veniva in mente nei primi 10 secondi. I vostri racconti su Instagram

internostorie
Il signor Occhiolungo quel mattino decise di andare a funghi. Il bosco distava un’ora e mezza dalla città. Lo avrebbe accolto un fogliame dorato e l’aria frizzantina del primo autunno. Cammin facendo si accorse di aver smarrito il sentiero e di essere attirato da una buia caverna. Uno spiraglio di luce. E un suono flebile… «Sono le 7, è ora di alzarsi», tuonò la signora Occhiolunga.

rossana_orsi
In quel momento non si ricordava certo della luce di giugno. Perché settembre stava per finire e lei non voleva. L’aveva così tanto aspettato, cercato, invocato. Festeggiava con lui un appuntamento annuale unico. Eppure, in quel momento, tornò a galla anche il percorso passato. Esattamente come quello futuro. E Silvia strizzò un occhio e mise l’altro in canna all’obiettivo della macchina per lo scatto.

violagigli
E così anche quella sera, per l’ennesima volta, la mamma aveva lasciato una luce accesa in fondo al corridoio, di fronte alla camera di Viola, perchè sapeva della sua paura del buio. E Viola era felice, guardava quella luce laggiù in fondo ed immaginava un bosco dove vivevano principi e principesse. E così scivolava nel sonno e nel sogno, tranquilla fino al mattino.
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Finalmente aveva smesso di piovere. Questa cosa di giocare a nascondino con tutte le condizioni meteo possibili e inimmaginabili cominciava ad annoiarmi… E poi dove diamine era finita Lilia? Ormai avevo cercato ovunque, rimaneva solo questo piccolo angolo del giardino di nonna Deli.
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Il profumo di pioggia l’avvolgeva. L’eco dei suoi passi risuonava dentro di lei, aveva rischiato di perdersi dentro quell’oscurità. Un buio così fitto che spaventava, ma non lei. Lei quella luce poteva già toccarla con la punta delle dita. Un sorriso si disegnò sul suo volto.

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Sherley si apprestava a divorare le sue piante preferite. Ne avrebbe mangiate a tonnellate invece che a quintali, in fondo lei era una brontosaura di 25 anni, florida e bella… Un astro solcò il cielo mentre pensava così ed il buio della foresta si fece luce.

giovanna_teresi
Si trovò lì a passeggiare, immersa nei suoi pensieri, finalmente sola per pensare ed estraniarsi un po’ da tutto. Stava cercando quello spiraglio di luce in mezzo alle foglie, ora sorrideva, camminava e si guardava intorno. Una nuova vita l’aspettava…e cominciava da qui.

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E vedeva la luce, quella luce che l’avrebbe portata verso la salvezza in un nuovo mondo fatto solo di cose belle, di sogni avverati e di progetti realizzati. Quella luce infondo non era altro che il suo cuore che incominciava a battere di nuovo dopo che aveva vissuto nelle tenebre per troppo tempo.
callunacartilegi
C’era luce, e un profumo di foglie e gocce d’acqua. E, lontano, attutito, come un suono di onde.
Quanto tempo era trascorso, e quali le conseguenze? E le meraviglie vissute?
Tre, cinque passi sul sentiero brillante d’umidità, per poi mettere in fila ogni pensiero, come piccole conchiglie sbiancate dal tempo.

patriziapi76
Trova un posto. Sembra facile. Trova un posto, dice, in cui spegnere tutto il resto. Io ci provo, ho pensato alla mia libreria preferita, alla panchina in piazza, poi camminando arrivo qui. Il silenzio, qualche turista, il custode. Eccomi qua. A noi due. Cara Patrizia, parla pure. Ti ascolto.
silviaglimmer_scintilledigioia
Il sole era sorto da poco quando Nishma entrò nel bosco adiacente il palazzo. Sistemò una ciocca di capelli rossi dietro all’orecchio a punta e si sedette su una roccia. La mezzelfa annusò il profumo del sottobosco e con una mano sfiorò una foglia color verde brillante e rimase in attesa. Le fate sarebbero arrivate a breve.

rosmarina_brbs
La luce argentea filtrava flebile attraverso il lucernario, le stelle compivano meste la loro rituale danza astronomica, Mena, un po’ titubante, si adagiò sacralmente sulle larghe foglie di filodendro con lo sguardo rivolto verso il firmamento. Attese riluttante che la magia si compisse, proprio come aveva letto su quell’antico libro, giunto sino a lei, attraverso le stanche mani di sua nonna. La luce infine si sprigionò candida su di lei e l’avvolse.

atomicmamma
Quella mattina Clara si era svegliata senza tutte le ombre che l’avevano accompagnata nei sogni la sera precedente. Uscita di casa, prese il solito percorso che l’avrebbe portata in ufficio e proprio passando sotto la grotta del parco, si rese conto che il sole illuminava anche i suoi pensieri.
Questo è quello che mi avete raccontato e penso sia un’ottima base da cui partire per poterci e poter raccontare. Grazie come sempre, di cuore.