C’è Perrin’s Court – accogliente e semplice nella sua eleganza. Ci sono i suoi locali affacciati sulla strada. Dentro il classico chiacchiericcio Inglese vivace ma composto. Una tazza di tè – i classici biscotti al burro – una finestra illuminata.
Scrivevo questo, il 24 Ottobre. Era arrivato il momento di dar vita ad un nuovo appuntamento del nostro progetto di storytelling che nascono ispirati da uno scatto.
Qualcuno invece decide di stare all’esterno con un bicchiere di Guiness in mano, per scaricare la tensione accumulata durante le ore di lavoro. Uomini e donne. Li riconoscete subito. Pantaloni scuri, camicia bianca, cravatta e zaino in spalla per lui. Tailleur con gonna al ginocchio, scarpe con un mezzo tacco e borsa in tinta per lei.
Un rito che osservo ovunque quando mi trovo in Gran Bretagna e che mi strappa sempre un sorriso e un pizzico di curiosità.Quando ho pensato a quale scatto proporvi per dare vita a i vostri racconti, questo mi è sembrato perfetto. Perché dietro quella finestra poteva esserci chiunque. Una coppia felicemente sposata, due amanti, due anime al loro primo incontro con le farfalle nello stomaco, una famiglia, amici in cerca di un pò di relax.
Ed eccole le vostre storie, stupende e profonde. Alcune autobiografiche e per questo ancora più emozionanti. Come sempre vi invito a leggere e ad approfondire andando a visitare i profili di ognuna di voi. Commentate se vi va, stabilite connessioni. Questo è il vero scopo dello stare su Instagram.
violagigli
Amanda se ne stava con la tazza fumante stretta tra le mani, ormai non percepiva neanche più il calore che si sprigionava dalla ceramica sulla sua pelle. E forse era proprio di quel calore che ora aveva bisogno, ora che aveva perso il lavoro e lo doveva dire a suo marito, con il secondo bambino in arrivo e la rata del mutuo da pagare. Rigirò ancora un po’ la tazza tra le mani, l’appoggiò sul tavolo ancora colma ed uscì sovrappensiero senza pagare…
kaymy124
Avrebbe dovuto alzarsi ed uscire. Da più di due ore si trovava in quel locale, ma non ne aveva il coraggio. Il suo tè era finito, come le due fette di torta che le aveva servito la proprietaria, accompagnate da quel sorriso così materno che le aveva scaldato il cuore. Ancora 5 minuti per assorbire un po di vita, un po di quella felicità che le arrivava dalla gente che parlava e sorrideva nei tavoli vicini. Presto se ne sarebbe andata, camminando piano e una volta a casa la solitudine l’avrebbe avvolta con il suo manto grigio.
rosmarina_brbs
Avevo preso casa da poco in Haedley Grove e trascorrevo molto tempo alla finestra per via della solitudine. Purtroppo il buio perpetuo dell’edificio di fronte non aiutava ma quella sera si accese una luce ed il mio sguardo ne fu subito attratto: si erano aperte le imposte e la via era stata invasa da un chiarore lieve e notturno, giallastro. Alla finestra apparve una figura. Lei era bellissima, per quanto possa essere bello un essere che intravedi e un po’ immagini e vi assicuro che la mia immaginazione era andata davvero oltre il buio ed il lampioni a neon. Avevo pensato che i nostri sguardi si fossero incrociati, ma forse era stata solo immaginazione. Il tutto durò il tempo di un istante, ma a me bastò e quella notte la sognai. Ci trovavamo in Perrin’s Court, in una caffetteria intima e riservata. Ci separava soltanto una tazza di tè ed un piatto di biscottini, al burro e cannella.
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Ah le torte di Mary, sempre fatte con il cuore. E sì che si tratta del suo lavoro ma i dolci più buoni sono quelli che non vende: lei vede la tua anima e sa metterla a proprio agio. Non parla molto, non con le parole almeno, parla attraverso le sue crostate, le torte di mele, le ciambelle al cioccolato, i biscotti e i muffin. Tu ordini un tè e insieme alla tazza fumante ricevi una fetta di cheesecake colorata e intensa, che ti soddisfa come vorresti facesse la tua vita. Hai ordinato un’aranciata? Lei sa bene che ciò di cui hai bisogno è un abbraccio e ti abbraccia con la più soffice delle brioche, ti rassicura e ti dona il coraggio di affrontare il buio che hai dentro. C’è chi dice che sia una strega e lo credo anch’io, quando sono stata nel suo locale ho ricevuto un biscotto senza burro e sgranocchiandolo ho capito che era arrivato il momento di sgretolare la corazza e tornare a brillare.

La valigia pesava troppo per trascinarla ancora anche per un solo metro. E l’appartamento che aveva preso in affitto, per quella “sosta” in Inghilterra, era ancora parecchio lontano. Ci sarebbero stati troppi passi e troppi giri di lancetta da lì alla meta. Quelle luci, che venivano fuori da quelle finestre, davano già un sentore di accoglienza e tepore troppo invitante per non entrare. Attraversando l’uscio, la prima cosa che la colpì , fu il tintinnio della campanella che suonò non appena aprì la porta. Non era il solito suonare di una porta che si apre. Era come se le fischiettasse “Benvenuta a casa!”

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C’è una ragazza sulla ventina. Capelli lunghi, castani, raccolti in una crocchia per contenere il gonfiore dato dall’umidità che c’è nell’aria. Indossa un cappotto nero e uno zaino di pelle chiara, acquistato in una delle sue tanto amate passeggiate tra i viottoli di Camden Market. Ha lo sguardo perso nel vuoto ma sereno, luminoso. Come se stesse sognando ad occhi aperti. All’improvviso sembra che qualcosa la riporti al presente. È un ragazzo. Anche lui castano, abbronzato, con un sorriso di quelli che si vedono solo nei film. Si siede accanto a lei e insieme ordinano un tè. Lui è il suo ragazzo, venuto a visitarla solo per un weekend. Il tempo che hanno a disposizione è limitato, è prezioso ma sanno che questo vivere appesi ad un orologio finirà presto. La prossima volta che tornerà sarà per sempre.
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Le gocce di pioggia ticchettavano sul vetro del pub. Emily le osservava rapita.
Era arrivata troppo presto e mancava ancora una mezz’ora prima che lui arrivasse.
Si morse un labbro, stizzita. Avrebbe fatto brutta figura se lui l’avesse trovata già lì seduta al tavolo?
Il cameriere tornò a chiederle se volesse ordinare qualcosa, ma lei ribadì che aspettava qualcuno.
Si ravvivò i lunghi capelli castani e lisciò l’orlo della gonna.
Fuori alcuni uomini in giacca e cravatta ridevano con una birra in una mano e l’ombrello nell’altra.
Una giovane coppia, seduta al tavolo accanto al suo conversava sommessamente, le teste vicine, le mani che si sfioravano, gli sguardi complici.
Emily tornò ad osservare le gocce di pioggia, nervosa.
“Ciao!” disse una voce calda.
Lei si voltò e vide lui: sorridente, alto, affascinante, troppo affascinante per aver chiesto proprio a lei di uscire.
Sentí le gote che arrossivano e sorrise timidamente.
Lui le si sedette accanto, guardandola negli occhi: “ordiniamo qualcosa?” chiese prendendo in mano il listino.
Al bancone il cameriere le sorrideva, complice, ed Emily si sentì rassicurata.
Il loro primo appuntamento stava iniziando.
donicreativi
Pioveva da alcuni giorni e ogni giorno passando davanti a quella finestra illuminata guardava al suo interno nella speranza di scorgere quel viso conosciuto per sbaglio qualche giorni prima. Era andata a sbattergli contro una mattina, come sempre guardava in alto assorta nei suoi pensieri invece di guardare dove metteva i piedi. Sapeva che era un luogo che frequentava raramente ma prima o poi spera di veder realizzato il suo sogno. Quel pomeriggio aveva qualcosa di speciale, tanti piccoli segni fin dal mattino l’avevano messa di buonumore nonostante la pioggia d’autunno non terminasse da giorni. Distrattamente diede un’occhiata, perché era anche in ritardo, ed il cuore si fermò un istante. Era li, anche lui a sbirciare fuori sperando di vederla passare.
lechefclochard
Vedo una ragazza che ha da poco aperto la sua attività. Il sogno di una vita, mollare tutto e dedicarsi alla sua grande passione La cucina e l’accoglienza. Al primo piano ha ricavato qualche stanza perché vuole che il suo abbraccio passi attraverso la cucina. Le camere sono arredate con quel tipico design inglese contemporaneo che l’ha sempre fatta sentire a casa, ogni volta che dall’Italia volava in Gran Bretagna. Da quella luce traspare una felicità infinita che riesce a catturare viandanti e viaggiatori innamorati della vita come lei.

veramente_veronica
Dietro a quel vetro appannato ci sono sei ragazzini con i loro genitori, hanno l’impermeabile e gli stivali di gomma presi al negozietto lì vicino e cercano un posto dove riposarsi. Hanno camminato tutto il giorno e si sono persi dentro al parco. L’insegna “Villa Bianca” ha catturato l’attenzione di babbo Lorenzo e decidono di entrare. Mamma Vero è intenta a togliere le ragnatele al suo inglese cercando di ordinare da bere. Chiaramente del tè e della cioccolata calda per i ragazzi, mentre per loro il liquore della casa da assaporare mentre i ragazzi giocano a scacchi davanti al camino acceso sotto lo sguardo attento dei proprietari.
pazzy79
Dietro quella finestra c’è un bambino che mostra ai passanti il suo nuovo piccolo pupazzo, una pecora nera che indossa u a simpatica t-shirt. Insieme a lui un ragazzino con gli occhiali e un ciuffo ribelle che “studia” la guida del Natural History Museum. Dentro di lui cova un grande sogno che presto dovrà iniziarsi a fare strada nella realtà. E infine, seduti al tavolo con loro, due genitori in silenzio. Lui con una pinta di birra e lei un tè accompagnato da fragranti biscotti. Li osservano e pensano che con un po’ di impegno e sacrificio anche i loro “ragazzi” troveranno la loro strada e avranno le loro soddisfazioni. In quel momento la loro felicità era tutta li. Dietro a quella finestra.

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Noto al tavolino all’angolo una coppia che parla con le teste vicine, sottovoce. In realtà parla solo lei, noto nell’unico momento in cui solleva la testa che ha le lacrime agli occhi. Lui la guarda serio, la bocca serrata. Mi aspetto che inizi a gridare o che si alzi e stizzito se ne vada. Ed infatti tutto d’un tratto si alza, lei solleva lo sguardo con gli occhi colmi di lacrime ed accenna un sorriso. Una frazione di secondo di immobilità in cui tutto può succedere. Poi lui sorride e con un passo fa il giro del tavolo e l’abbraccia.

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Avevano camminato come non mai, era stata lei a dire ‘che la prendiamo a fare la metro, non è così grande, facciamo una camminata, tagliamo di qua, vien via che ci vuole!’ e aveva fatto attraversare a lui il parco più grande di Londra. Due pinte a testa accucciati nei loro kway, da November style, non gliele toglieva nessuno! (tratto da una storia vera… Me e Marito novembre 2011)
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1996. Una liceale insieme alla sua professoressa di inglese. La gita di quell’anno le ha portate a visitare per la prima volta le loro vite insieme e lontane dalla residenza. Le musiche soffici in odore d’Irlanda, poco distanti dalla prossima metà. Lo scalo di quella mattina le accompagna accanto ai bistrot dopo la pioggia. Una tiene l’ombrello stretto e arranca nella sua recente vita da single. L’altra è una liceale con aspettative sontuose e, mentre procede spedita, la tiene sottobraccio e le schiocca un bacio. Buongiorno Prof. Si vogliono bene. 1996. Quell’anno entrambe capiscono che certe estraneità fanno rima con famiglia.
carmela_di_meo
Ecco, dietro quella finestra mi vedo con mio marito e mio figlio che lavora a Londra. Siamo venuti per fargli visita dopo un anno trascorso lontano da casa per lavoro. Abbiamo camminato un pò, il mio cappotto di lana e la sciarpa di cashmere a quadri scozzese, sono bagnati dalla pioggia. Entriamo dentro questo locale grazioso e prendiamo uno dei suoi tè preferiti. Il silver needle e dei biscottini al burro, sono molto serena.
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Ci sono uomini e donne, famiglie con bambini. Ci sono anche due sconosciuti, ma solo agli occhi degli altri perché tra loro sconosciuti non sono. Chi beve birra, chi del tè. E arriva la notte, con il profumo di autunno e la meraviglia di tornare a casa.

giovanna_teresi
Era inzuppata di pioggia e finalmente dopo aver camminato tanto riusciva a sedersi e a bere una tazza di tè caldo. Il profumo dei biscotti al burro profumava l’ambiente e lei pensierosa guardava dalla finestra il cielo grigio. Poi entrò lui, la guardò e lei sorrise, come se fosse spuntato il sole.

patriziapi76
Perchè quando sei single tutti si sentono in dovere di trovarti qualcuno con cui uscire? E sopratutto perché io ho detto si. Aspetto ed ecco che entra. Saluti di rito. Convenevoli. Lavoro. Tempo. Al terzo “già” scappo, giuro. “Scusami vado un attimo al bagno” dice lui. Rimasta sola prendo il telefono, scrivo “che palle” con 10 emoticons alla mia amica. Il cameriere si avvicina e mi fa “scusi ma la persona che era con lei é andata via passando dal retro, mi sembrava carino dirglielo”. Lo guardo, scoppio a ridere. Lo ringrazio. Questa la devo scrivere penso. Ed esco.
claudia_bistolfi
La pioggerellina che senza tregua scende dal cielo grigio, ombrelli che si aprono e si chiudono ad intermittenza. Ed io li dietro la tenda, cappello di lana in testa, stivali di gomma ai piedi, pronta a scendere le scale e ad entrare in quel luogo confortante per poter gustare due ciambelle.